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CNAI:  ESISTE UNA SOLUZIONE CONDIVISIBILE AL PROBLEMA DELLA LOCALIZZAZIONE DEL DEPOSITO NUCLEARE?

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Il Ministero dell’Ambiente e  della Sicurezza Energetica (MASE), nuova denominazione affibbiata dal Governo Meloni al Ministero della Transizione Ecologica (MITE) di marca Draghi, ultima variazione semiologica di una lunga serie che aveva contraddistinto a partire dagli anni 80  un organismo statale di importanza strategica per la sicurezza e la tutela ambientale, è oggi alle prese con un problema scottante, quello della approvazione della CNAI, la Carta Nazionale della Aree Idonee ad accogliere il Deposito Nazionale Unico dei Rifiuti Radioattivi.

L’approvazione della CNAI rappresenta il passo successivo alla discussione istituzionale sulla CNAPI, la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee, resa pubblica a gennaio del 2021, e rappresenta una tappa fondamentale del processo di attuazione del Programma Nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, di cui è responsabile Sogin, società partecipata dallo Stato.

Lo scorso anno si è svolta la Consultazione Pubblica, culminata con il relativo   Seminario Nazionale, riguardante il Programma di Smaltimento dei rifiuti radioattivi  presentato da Sogin  con particolare focalizzazione sulla CNAPI, che ha identificato in Italia 67 siti potenzialmente idonei ad accogliere il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi e l’annesso Parco Tecnologico (DN PT). La Provincia di Viterbo è risultata quella con il maggior numero di aree potenzialmente idonee: 22.

La procedura della Consultazione Pubblica aveva lo scopo di valutare le osservazioni tecniche presentate dai portatori di interesse della varie aree indicate nella CNAPI, in un confronto con la Sogin, ed era finalizzata a fornire elementi atti alla definizione della successiva proposta  della CNAI in maniera condivisa. Gli elaborati tecnici presentati da oltre 300 stakeholder in rappresentanza di Comuni, Associazioni e Comitati  sono stati analizzati dalla stessa Sogin in maniera autarchica  e da questa inviati, dopo opportune elaborazioni e congiuntamente ad una proposta di CNAI,  al ministero di competenza per le valutazioni di merito e l’approvazione definitiva. Le fasi che seguiranno consentiranno di scremare i siti più idonei, valutare le possibili adesioni spontanee di qualche area e procedere in via definitiva alla scelta dell’area destinata ad accogliere il Deposito Nazionale.

L’attesa per la pubblicazione ufficiale della CNAI  è, pertanto, trepida da parte di quei territori che erano stati inclusi nella CNAPI  e che, stando ai risultati del Seminario,  sperano di essere cassati dal nuovo elenco, che uscirà dalle valutazioni conclusive dei ministeri competenti.

Il parto della CNAI appare difficile, se si analizza il percorso finora seguito e i risultati del Seminario, dal momento che tutti gli stakeholder, pubblici e privati,  si sono dichiarati contrari alle conclusioni di Sogin, con varie motivazioni di ordine tecnico, ed hanno sancito la unanime indisponibilità della aree ad accogliere il Deposito Nazionale. Il Seminario Nazionale si è risolto in una farsa, con unico protagonista Sogin, che, al di là di riassumere in brevi abstracts gli elaborati tecnici prodotti dagli oltre 300 stakeholder  che si sono iscritti al Seminario, ha giudicato  tutte le osservazioni irricevibili. Sogin, attraverso un’abile regia ha innescato una proceduta tesa ad escludere una reale discussione sui temi di interesse e propensa ad esaltare il proprio operato attraverso una serie di endorsement, elargiti da  una teoria di personaggi, esperti del settore, unanimemente favorevoli al progetto, che sono stati invitati a pronunciarsi davanti agli schermi della diretta televisiva in streaming del Seminario Nazionale, quale formale atto di trasparenza.

Gli elaborati finali prodotti da Sogin, e in particolare la proposta di CNAI, sono quindi stati inviati per competenza al ministero competente, allora MITE, Ministero della Transizione Ecologica, oggi MASE, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica,  che ha in mano la patata bollente della decisione finale.

Per stare alla Provincia di Viterbo, a nulla sono valse le richieste dei numerosi Comitati e  Associazioni tese ad ottenere da Sogin e dal MITE sia la proposta di CNAI che l’insieme della documentazione di supporto, attraverso la quale la Carta della Aree Idonee è stata elaborata.  Sogin ha risposto negativamente, il MITE si è limitato all’invio di una piantina con i siti designati: 58 dei 67 siti originari della CNAPI sono stati riconfermati. In particolare tutti i 22 della Provincia di Viterbo figurano ancora  nella  scarna piantina, ottenuta con fatica, che fotografa in estrema sintesi la proposta della CNAI

Molti fra Comitati e Associazioni e pochissimi fra i 60 Comuni della Provincia hanno aderito ad un ricorso al  TAR,  predisposto specificamente per ottenere la documentazione e contestare sia CNAPI che CNAI. Si è in attesa degli eventi giudiziari.

Non v’è dubbio che il Ministero dell’Ambiente stia valutando il tutto e che stia maturando idee e opportuna tempistica per l’ esternazione delle decisioni assunte.

Tutti i 300 stakeholder, pubblici e privati, che hanno inviato le osservazioni, sostenute da tecnici qualificati assoldati in tutta Italia, hanno concluso con giudizi negativi e di contrarietà alle scelte della CNAPI ed hanno pubblicizzato diffusamente la propria posizione, cercando in più modi di coinvolgere la politica sia locale che nazionale.

La politica fino ad oggi si è esposta poco o affatto sullo spinoso tema del Deposito Nazionale anche  nelle recenti vicende correlate   alle varie tornate elettorali nazionali, regionali e comunali. La politica che conta fa le sue considerazioni e, dal punto di vista strategico, mette sul piatto della bilancia tutta una serie di pesi e contrappesi, che porteranno ad una decisione più politica che tecnica, viste le forze in gioco e gli orientamenti desumibili dalle iniziative fin qui intraprese.

A prescindere da come finirà la vicenda della CNAI, il numero delle aree idonee che saranno confermate sarà consistente e consentirà un’ampia scelta fra posizioni comunque giudicate plausibili dal punto di vista tecnico. La fase più difficoltosa riguarderà la individuazione della sede  definitiva, dove sarà realizzato e gestito il Deposito Nazionale. Stando a quanto è emerso fino ad oggi, nessuna delle 67  potenziali aree si è dimostrata disponibile, contravvenendo alle aspettative reali o mistificate di Sogin. La soluzione del problema appare allo stato attuale complessa, ma alla fine uno dei siti che saranno inclusi nella CNAI dovrà accettare. Stato e Regioni hanno gli strumenti perché questo avvenga.

Si lavora quindi tecnicamente, ma ancora di più sul versante squisitamente politico, data la portata del progetto e dei riflessi socio-economici  che ne deriveranno.

Non è difficile immaginare che la soluzione sarà demandata alla politica nazionale, posto che dal punto di vista tecnico quanto finora elaborato, discusso e sottoposto al vaglio dei ministeri competenti, dimostra l’inadeguatezza del piano proposto da Sogin e la debolezza della politica locale, troppo timida nell’affrontare il problema.

Una serie di  fatti viene in aiuto alla scelta politica, definitiva, sull’argomento e starà a chi ne ha la responsabilità,  valutare a tutto tondo gli argomenti e le opportunità maturate in questi mesi.

La decisione, qualunque essa sia, non potrà trascurare alcuni aspetti finora ignorati, volutamente da Sogin, e che invece potrebbero essere di fondamentale supporto alle decisioni finali.

Un grande aiuto, in questo senso, viene fornito da ISIN, l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare, che con la Guida Tecnica n. 30 ha aperto uno scenario  interessante per le decisioni finali.

Si tratta della possibilità di poter lasciare le scorie nucleari, anche quelle ad alta attività, quelle cioè che rappresentano il vero problema della discussione e della discordia,  sia nella sedi  delle vecchie centrali nucleari oggi in dismissione, che negli attuali depositi in attività, opportunamente predisposte in sicurezza. Evenienza, questa, fortemente negata ed ostacolata da Sogin durante tutto il corso del Seminario Nazionale.

Va ricordato che la pubblicazione della Guida Tecnica 30 dell’ISIN risale al novembre 2020,   cioè ad una data di poco antecedente alla pubblicazione della CNAPI (5 gennaio 2021). La pubblicazione della Guida un mese  prima   di quella della  CNAPI era fondamentale per fornire a questa un supporto normativo indispensabile, fino ad allora assente.

Sogin aveva, infatti, previsto di poter stoccare per un periodo “temporaneo di lunga durata”(100 anni) i rifiuti ad alta attività nel Deposito Nazionale, sebbene questo sia stato programmato esclusivamente per accogliere e smaltire in sicurezza rifiuti a bassa attività, secondo le direttive previste dall’allora vigente normativa rappresentata dalle Guide Tecniche 29 dell’ISPRA , nazionale, e della IAEA, internazionale.

Guide alle quali Sogin era obbligata ad attenersi stando alla legge 31 del 2010. All’epoca , peraltro, non esisteva alcuna normativa riguardante lo stoccaggio o lo smaltimento della scorie ad alta attività, vigente in Italia o all’estero.

I rifiuti ad alta attività, quelli più pericolosi per ambiente e salute, che si smaltiscono in un periodo superiore a 30.000 anni e che vedono ad oggi l’unica soluzione tecnica nei depositi geologici di profondità, non figuravano tra quelli conferibili in depositi “di superficie”, previsti dalle Guide 29, dell’ ISPRA, l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, e della IAEA, l’International Atomic Energy Agency.

Stando al contenuto della Guida Tecnica n. 30 di ISIN, è possibile stoccare per un periodo “temporaneo di lunga durata”  le scorie alta attività anche nel deposito di superficie così come proposto proprio da Sogin, pur se in palese contrasto con le Guide precedenti, la 29 dell’ISPRA e la 29 della IAEA.

ISIN, sottoposta a pressione dalla procedura d’infrazione comminata comminata all’Italia e dalle critiche nei suoi confronti dalla Capomissione Europea per sospetta mancanza di terzietà ed indipendenza,( ribadita anche successivamente dalla Commissione “Ecomafie” della Camera nella seduta del 21 dicembre 2021), non poteva ignorare tali avvertimenti e pertanto pur dovendo sostenere il progetto Sogin doveva anche dimostrare la propria autonomia. Per questo motivo  ISIN, nella Guida Tecnica n.30, oltre che prevedere la possibilità di stoccare i rifiuti ad alta attività nel deposito di superficie previsto da Sogin come soluzione al problema, ha fornito interessanti proposte alternative,  ed in particolare ha previsto che sia possibile stoccare i rifiuti ad alta attività presso le attuali centrali atomiche in dismissione.

Ecco quindi che anche la politica ha oggi un’arma in più per poter decidere, potendo usufruire di un supporto tecnico qualificato sull’argomento, come la Guida Tecnica n. 30.

Sarà interessante verificare come la politica saprà coniugare aspetti tecnici, considerazioni politiche ed operato degli enti preposti, e giungere a conclusioni giuste, valide sia a salvaguardare gli interessi della Stato, cioè la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi come richiesto dalla UE,  che quelli delle popolazioni locali interessate dalle possibili scelte e quelli, infine,  delle Istituzioni coinvolte nella vicenda.

 Quale è lo scenario oggi possibile?

Il Ministero competente e la politica di governo, dal punto di vista tecnico non  potranno che verificare l’inadeguatezza del progetto Sogin, per come è stato costruito e così come centinaia di pareri tecnici contenuti nelle osservazioni hanno dimostrato.

La politica non potrà ignorare le giuste rimostranze di quelle 58  comunità proposte nella CNAI da Sogin che vedono nella possibile realizzazione del Deposito Nazionale unico, una iattura per il proprio ambiente e la propria economia.

Né si potranno ignorare alternative al progetto Sogin, come reiteratamente richiesto dagli stakeholder, quali quelle relative alla scelta della vecchie centrali o degli attuali depositi temporanei.

Né ancora si potrà ignorare la disponibilità dimostrata da alcuni territori ad accogliere il deposito unico, ancorché non inseriti nella CNAPI o nella CNAI. Un riferimento per tutti è rappresentato dal Comune di Trino Vercellese, il cui sindaco a partire dal 2021 aveva già chiaramente e ufficialmente dichiarato la possibilità di accogliere il Deposito Nazionale. Possibilità negata allora da Sogin, ma rimessa in discussione come possibile proprio dalla guida 30 di ISIN.

Oggi, il destino ha voluto che a Trino Vercellese, sia stato rieletto lo stesso sindaco che due anni or sono, prima ancora della pubblicazione della guida tecnica 30, aveva dichiarato la disponibilità ad accogliere il Deposito. Questo sindaco è stato ora rieletto con oltre il 70% delle preferenze, fatto che dimostra inequivocabilmente che le sue idee sono accettate dalla stragrande maggioranza della popolazione. Le considerazioni del sindaco al riguardo erano e sono, a maggior ragione oggi, di assoluto buon senso alla luce della citata Guida 30: il territorio di Trino, dove sorgeva la vecchia centrale e situato in un distretto dove sorge un deposito temporaneo di scorie radioattive , ha i requisiti teorici per poter accogliere il Deposito Nazionale. Inoltre,  la popolazione di Trino, già abituata alla convivenza da oltre 30 anni con il problema del nucleare, è disposta ad accettare il Deposito e a coglierne i vantaggi economici. Infatti, dopo trenta e più anni di convivenza con il nucleare, quel territorio ha sviluppato un modus vivendi ed una economia compatibile con la realtà del nucleare, che risultano del tutto estranee alla totalità dei siti compresi nella CNAPI, ed in particolare di quelli localizzati nella Provincia di Viterbo.

Una tale scelta, ben vista dall’amministrazione comunale, benedetta dalla politica, e sostenuta da elementi normativi, toglierebbe tutti gli interessati dall’impasse e in special modo il Governo.

Per ricaduta, i vantaggi sarebbero anche su tutto il territorio nazionale: basti considerare che s già oggi la maggiore quantità di scorie ad alta attività, per incidens quelle che si smaltiscono in un periodo superiore a 30.000 anni, sono stoccate proprio in quel distretto.   La realizzazione del Deposito Nazionale a Trino ridurrebbe di molto per il territorio nazionale i rischi connessi al trasferimento del materiale radioattivo, previsto dal progetto Sogin in un arco di quaranta anni, con una media elevata di trasporti giornalieri nei primi venti anni.

La scelta di un’area alternativa a Trino, tenendo conto del fatto che  la maggior parte della  aree CNAPI sono concentrate nel centro Italia (provincia di Viterbo) e nel sud Italia (Basilicata e Puglia) o peggio ancora in Sardegna, determinerebbe per un periodo così lungo disagi e rischi correlasti al trasporto non equiparabili.

La scelta di un sito alternativo a quelli inclusi nella CNAPI è quindi resa possibile dalla attuale normativa e  consentirebbe anche al Governo di dare corrette risposte alle istanze contenute nelle deliberazioni della commissione VIA VAS  del MATTM n. 2577 del 2017 e del decreto 340 del MATTM  del dicembre 2018, che proprio nell’ambito di una lunga serie di  50 punti di critica, richiedevano di valutare la possibilità di soluzioni alternative a quelle proposte dalla CNAPI, con particolare riferimento alla collocazione del Deposito nella sede delle centrali nucleari in dismissione.

E’ molto probabile che oggi il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, mai nome fu più appropriato, stia valutando il problema anche alla luce della possibilità di sottoporre a VAS la CNAPI, procedura che ne farebbe emergere tutte quelle criticità di metodo e di contenuto evidenziate nelle osservazioni prodotte durante il Semiario Nazionale, e che inevitabilmente porterebbero ad una modifica profonda della CNAI se non addirittura a scelte del tutto alternative.

Il quadro ipotizza uno scenario, che ha la sua logica tecnica e politica; ma  sta oggi a chi governa saper scegliere la strada più corretta in un mix di aderenza alle regole e salvaguardia degli interessi delle popolazioni e dell’ambiente, oltre che di quello della credibilità della stessa politica.

firma di giorgio