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CNAI:  ESISTE UNA SOLUZIONE CONDIVISIBILE AL PROBLEMA DELLA LOCALIZZAZIONE DEL DEPOSITO NUCLEARE?

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Il Ministero dell’Ambiente e  della Sicurezza Energetica (MASE), nuova denominazione affibbiata dal Governo Meloni al Ministero della Transizione Ecologica (MITE) di marca Draghi,  è oggi alle prese con un problema scottante, quello della approvazione della CNAI, la Carta Nazionale della Aree Idonee ad accogliere il Deposito Nazionale Unico dei Rifiuti Radioattivi.

L’approvazione della CNAI rappresenta il passo successivo alla discussione istituzionale sulla CNAPI, la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee, resa pubblica a gennaio del 2021, e rappresenta una tappa fondamentale del processo di attuazione del Programma Nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, di cui è responsabile Sogin, società partecipata dallo Stato.

Lo scorso anno si è svolta la Consultazione Pubblica, culminata con il relativo   Seminario Nazionale, riguardante il Programma di Smaltimento dei rifiuti radioattivi  presentato da Sogin  con particolare focalizzazione sulla CNAPI, che ha identificato in Italia 67 siti potenzialmente idonei ad accogliere il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi e l’annesso Parco Tecnologico (DN PT). La Provincia di Viterbo è risultata quella con il maggior numero di aree potenzialmente idonee: 22.

La procedura della Consultazione Pubblica aveva lo scopo di valutare le osservazioni tecniche presentate dai portatori di interesse della varie aree indicate nella CNAPI, in un confronto con Sogin, ed era finalizzata a fornire elementi atti alla definizione della successiva proposta  della CNAI in maniera condivisa. Gli elaborati tecnici presentati da oltre 300 portatori di interesse in rappresentanza di Comuni, Associazioni e Comitati  sono stati analizzati dalla stessa Sogin in maniera autarchica  e da questa inviati, dopo opportune elaborazioni e congiuntamente ad una proposta di CNAI,  al ministero di competenza per le valutazioni di merito e l’approvazione definitiva. Le fasi che seguiranno consentiranno di scremare i siti più idonei, valutare le possibili adesioni spontanee di qualche area e procedere in via definitiva alla scelta dell’area destinata ad accogliere il Deposito Nazionale.

L’attesa per la pubblicazione ufficiale della CNAI  è, pertanto, trepida da parte di quei territori che erano stati inclusi nella CNAPI  e che, stando alle osservazioni presentate al Seminario Nazionale,  sperano di essere cassati dal nuovo elenco che uscirà dalle valutazioni conclusive dei ministeri competenti.

Il parto della CNAI appare difficile, se si analizza il percorso finora seguito ed i risultati del Seminario, dal momento che tutti gli stakeholder, pubblici e privati,  si sono dichiarati contrari alle conclusioni di Sogin, con varie motivazioni di ordine tecnico, ed hanno sancito la unanime indisponibilità delle aree ad accogliere il Deposito Nazionale. Il Seminario Nazionale si è risolto in una farsa, con unico protagonista Sogin, che, al di là di riassumere in brevi abstracts gli elaborati tecnici prodotti dagli oltre 300 stakeholder  che si sono iscritti al Seminario, ha giudicato  tutte le osservazioni irricevibili. Sogin, attraverso un’abile regia ha innescato una proceduta tesa ad escludere una reale discussione sui temi di interesse e propensa ad esaltare il proprio operato attraverso una serie di endorsement, elargiti da una teoria di personaggi, esperti del settore, unanimemente favorevoli al progetto, che sono stati invitati a pronunciarsi davanti agli schermi della diretta televisiva in streaming del Seminario Nazionale, quale formale atto di trasparenza.

Gli elaborati finali prodotti da Sogin, e in particolare la proposta di CNAI, sono quindi stati inviati al  Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ex MITE,  che ha in mano la patata bollente della decisione finale.

Per stare alla Provincia di Viterbo, a nulla sono valse le richieste dei numerosi Comitati e Associazioni tese ad ottenere da Sogin e dal MITE sia la proposta di CNAI che l’insieme della documentazione di supporto, attraverso la quale la Carta della Aree Idonee è stata elaborata.  Sogin ha risposto negativamente, il MITE si è limitato all’invio di una piantina con i siti designati: 58 dei 67 siti originari della CNAPI sono stati riconfermati, inclusi tutti i 22 della Provincia di Viterbo.

Molti fra Comitati e Associazioni e pochissimi fra i 60 Comuni della Provincia hanno aderito ad un ricorso al TAR, predisposto specificamente dai Comitati della Provincia, per ottenere la documentazione inviata da Sogin e contestare sia CNAPI che CNAI. Si è in attesa degli eventi giudiziari.

Non v’è dubbio che il Ministero dell’Ambiente stia valutando il tutto e che stia maturando idee e opportuna tempistica per l’esternazione delle decisioni assunte.

Tutti gli stakeholder, pubblici e privati, che hanno inviato le osservazioni, sostenute da tecnici qualificati assoldati in tutta Italia, hanno concluso con giudizi negativi e di contrarietà alle scelte della CNAPI ed hanno pubblicizzato diffusamente la propria posizione, cercando in più modi di coinvolgere la politica sia locale che nazionale.

La politica fino ad oggi si è esposta poco o affatto sullo spinoso tema del Deposito Nazionale, anche  nelle recenti campagne correlate alle varie tornate elettorali nazionali, regionali e comunali. La politica che conta fa le sue considerazioni e, dal punto di vista strategico, mette sul piatto della bilancia tutta una serie di pesi e contrappesi, che porteranno ad una decisione più politica che tecnica, viste le forze in gioco e gli orientamenti desumibili dalle iniziative fin qui intraprese.

A prescindere da come finirà la vicenda della CNAI, il numero delle aree idonee che saranno confermate sarà consistente e consentirà un’ampia possibilità di scelta fra posizioni comunque giudicate plausibili dal punto di vista tecnico. La fase più difficoltosa riguarderà la individuazione della sede  definitiva, dove sarà realizzato e gestito il Deposito Nazionale, dal momento che, stando a quanto è emerso fino ad oggi, nessuna delle 67  potenziali aree si è dimostrata disponibile, contravvenendo alle aspettative reali o mistificate di Sogin circa la possibilità di autocandidature. La soluzione del problema appare allo stato attuale complessa, ma alla fine uno dei siti che saranno inclusi nella CNAI dovrà accettare. Stato e Regioni hanno gli strumenti per ottenere che questo avvenga.

Si lavora quindi tecnicamente, ma ancora di più sul versante squisitamente politico, data la portata del progetto e dei riflessi socio-economici  che ne deriveranno.

Non è difficile immaginare che la soluzione sarà demandata alla politica nazionale, posto che dal punto di vista tecnico quanto finora elaborato, discusso e sottoposto al vaglio dei ministeri competenti, dimostra l’inadeguatezza del piano proposto da Sogin e la debolezza della politica locale, troppo timida nell’affrontare il problema.

Una serie di  fatti viene in aiuto alla scelta politica, definitiva, sull’argomento e starà a chi ne ha la responsabilità  valutare a tutto tondo gli argomenti e le opportunità maturate in questi mesi.

La decisione, qualunque essa sia, non potrà trascurare alcuni aspetti tecnici finora ignorati, volutamente da Sogin, e che invece potrebbero essere di fondamentale supporto alle decisioni finali.

Uno dei problemi di maggiore attrito fra Sogin e territori interessati dalla CNAPI è rappresentato dal fatto che nel Deposito Nazionale Unico dei rifiuti radioattivi  sarà possibile stoccare sia scorie a bassa e media attività,  che si smaltiscono in un periodo massimo di 350 anni, sia quella ad alta attività, le più pericolose, che si smaltiscono in periodi superiori ai 30.000 anni.

La maggior parte delle osservazioni pervenute durante il Seminario Nazionale ha fatto riferimento a questa incongruità, che metterebbe l’area scelta in maniera definitiva per il Deposito a rischio di potenziale dispersione ambientale di radioattività.

La realizzazione del progetto del Deposito Nazionale  risale al 2014: stando alla legge 31 del 2010, Sogin nella realizzazione del Programma di smaltimento dei Rifiuti Radioattivi doveva basarsi sulla Guida 29 dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, e sull’omologa Guida 29 della IAEA, l’International Atomic Energy Agency. Queste Guide erano riferite esclusivamente alla realizzazione di Depositi Radioattivi di superficie, dedicati allo smaltimento dei rifiuti a bassa e media attività, e non prevedevano in alcun modo lo stoccaggio, anche temporaneo, di materiale radioattivo ad alta attività nella stessa struttura.

Il progetto proposto da Sogin  era quindi censurabile per la mancanza di un supporto normativo specifico.

Un grande aiuto, in questo senso, è stato fornito da ISIN, l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare, che con la Guida Tecnica n. 30, emessa soltanto un mese prima della pubblicazione della CNAPI, ha consentito di avallare il progetto Sogin ma ha anche  aperto uno scenario interessante per le decisioni finali.

La nuova Guida, infatti, ha previsto di poter stoccare “temporaneamente” ( per “un periodo temporaneo di lunga durata”-sic-) le scorie ad alta attività nel Deposito Nazionale, come indicato da Sogin, ma ha anche previsto altre soluzioni alternative.

In particolare si tratta della possibilità di poter lasciare le scorie nucleari, quelle ad alta attività, quelle cioè che rappresentano il vero problema della discussione e della discordia, sia nelle sedi delle vecchie centrali nucleari oggi in dismissione, che negli attuali depositi in attività, opportunamente predisposte in sicurezza. Evenienza, questa, fortemente negata ed ostacolata da Sogin durante tutto il corso del Seminario Nazionale.

Va ricordato che la pubblicazione della Guida Tecnica 30 dell’ISIN risale al novembre 2020,  cioè ad una data di poco antecedente alla pubblicazione della CNAPI (5 gennaio 2021). La pubblicazione della Guida un mese prima   di quella della  CNAPI era fondamentale per fornire a  Sogin  un supporto normativo indispensabile, fino ad allora assente, che  le consentisse di rendere plausibile il progetto del Deposito Nazionale, concepito a suo tempo con criteri normativi che consentivano lo smaltimento esclusivamente delle scorie a bassa attività.

La tempestiva e salvifica (per Sogin) pubblicazione della Guida Tecnica 30 consentiva quindi di avallare il progetto del Deposito Nazionale proposto, ma consentiva anche altre interessanti e logiche alternative, non considerate da Sogin.

L’attenta valutazione di queste possibili ulteriori opzioni, coniugata alle unanimi, aspre e giustificate critiche riguardanti la metodologia seguita da Sogin per la realizzazione della CNAPI da parte dei partecipanti al Seminario Nazionale, ai ricorsi in atto e ai dubbi crescenti sull’operato di Sogin anche da parte delle Istituzioni preposte, rendono necessario e decisivo l’intervento del Governo e della Politica che conta.

Sarà interessante verificare come la politica saprà coniugare aspetti tecnici, realtà socio-economiche  ed operato degli enti preposti, e giungere a conclusioni giuste, valide sia a salvaguardare gli interessi della Stato, cioè la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi come richiesto dalla UE,  che quelli delle popolazioni locali interessate dalle possibili scelte e quelli, infine,  delle Istituzioni coinvolte nella vicenda.

 Quale è lo scenario oggi possibile?

Il Ministero competente e la politica di governo, dal punto di vista tecnico non  potranno che verificare l’inadeguatezza del progetto Sogin, per come è stato costruito e così come centinaia di pareri tecnici contenuti nelle Osservazioni del Seminario hanno dimostrato.

La politica non potrà ignorare le giuste rimostranze di quelle 58  comunità proposte nella CNAI da Sogin,  che vedono nella possibile realizzazione del Deposito Nazionale unico una iattura per il proprio ambiente e la propria economia.

Né si potranno ignorare alternative al progetto Sogin, come reiteratamente richiesto dagli stakeholder, quali quelle relative alla scelta della vecchie centrali o degli attuali depositi temporanei.

Né ancora si potrà ignorare la disponibilità dimostrata da alcuni territori ad accogliere il deposito unico, ancorché non inseriti nella CNAPI o nella CNAI. Un riferimento per tutti è rappresentato dal Comune di Trino Vercellese, sede di una delle centrali nucleari in dismissione, il cui sindaco a partire dal 2021 aveva già chiaramente e ufficialmente dichiarato la possibilità di accogliere il Deposito Nazionale. Possibilità negata allora da Sogin, ma rimessa in discussione come possibile proprio dalla Guida 30 di ISIN.

Oggi, il destino ha voluto che a Trino Vercellese, sia stato rieletto lo stesso sindaco che due anni or sono, prima ancora della pubblicazione della Guida Tecnica 30, aveva dichiarato la disponibilità ad accogliere il Deposito. Questo sindaco è stato ora rieletto con oltre il 70% delle preferenze, fatto che dimostra inequivocabilmente che le sue idee sono accettate dalla stragrande maggioranza della popolazione. Le considerazioni del sindaco al riguardo erano e sono, a maggior ragione oggi, di assoluto buon senso alla luce della citata Guida 30: il territorio di Trino, dove sorgeva la vecchia centrale, situato in un distretto dove sorge un deposito temporaneo di scorie radioattive, ha i requisiti teorici per poter accogliere il Deposito Nazionale. Inoltre, la popolazione di Trino, già abituata alla convivenza da oltre 30 anni con il problema del nucleare, è disposta ad accettare il Deposito e a coglierne i vantaggi economici. Infatti, dopo decenni di convivenza con il nucleare, quel territorio ha sviluppato un modus vivendi ed una economia compatibile con la realtà del nucleare, che risultano del tutto estranei alla totalità dei siti compresi nella CNAPI, ed in particolare a quelli localizzati nella Provincia di Viterbo.

Una tale scelta, ben vista dall’amministrazione comunale, benedetta dalla politica, e sostenuta da elementi normativi, toglierebbe tutti gli interessati dall’impasse e in special modo il Governo.

Per ricaduta, i vantaggi sarebbero anche su tutto il territorio nazionale: basti considerare che  già oggi la maggiore quantità di scorie ad alta attività sono stoccate proprio in quel distretto.   La realizzazione del Deposito Nazionale a Trino ridurrebbe di molto per il territorio nazionale i rischi connessi al trasferimento del materiale radioattivo, previsto dal progetto Sogin in un arco di quaranta anni e con una media elevata di trasporti giornalieri nei primi venti anni.

La scelta di un’area alternativa a Trino, tenendo conto del fatto che  la maggior parte della  aree CNAPI sono concentrate nel centro Italia (provincia di Viterbo) e nel sud Italia (Basilicata e Puglia) o peggio ancora in Sardegna, determinerebbe per un periodo così lungo enormi disagi e significativi rischi correlati al trasporto delle scorie radioattive.

La scelta di un sito alternativo a quelli inclusi nella CNAPI è quindi resa possibile dalla attuale normativa e  consentirebbe anche al Governo di dare corrette risposte alle istanze contenute nelle deliberazioni della commissione VIA VAS  del MATTM n. 2577 del 2017 e del decreto 340 del MATTM  del dicembre 2018, che proprio nell’ambito di una lunga serie di  oltre 50 punti di critica, richiedevano di valutare la possibilità di soluzioni alternative a quelle proposte dalla CNAPI, con particolare riferimento alla collocazione del Deposito nella sede delle centrali nucleari in dismissione.

E’ molto probabile che oggi il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, mai nome fu più appropriato, stia valutando il problema anche alla luce della possibilità di sottoporre a VAS la CNAPI, procedura che ne farebbe emergere tutte quelle criticità di metodo e di contenuto evidenziate nelle osservazioni prodotte durante il Seminario Nazionale, e che inevitabilmente porterebbero ad una modifica profonda della CNAI se non addirittura a scelte del tutto alternative.

Il quadro ipotizza uno scenario, che ha una sua logica tecnica e politica; ma  sta oggi a chi governa saper scegliere la strada più corretta in un mix di aderenza alle regole e  di salvaguardia degli interessi delle popolazioni e dell’ambiente, oltre che della credibilità della stessa politica.

Prof. Angelo Di Giorgio

Consigliere di minoranza del Comune di Montalto di Castro