Il 15 gennaio è scaduto il termine per la presentazione delle ulteriori osservazioni alla seconda tornata del Seminario Nazionale. Si tratta di un passaggio di fondamentale importanza, dal momento che precede la pubblicazione della CNAI, la Carta Nazionale delle Aree Idonee ad accogliere il Deposito Unico dei rifiuti radioattivi.
La seconda tornata ha consentito agli stakeholder di presentare controdeduzioni alle risposte di Sogin alle osservazioni presentate nella prima fase della Consultazione Pubblica, terminata il 24 novembre.
La disamina delle risposte di Sogin, pubblicate come “Rapporto di Estrazione Territoriale “ha sostanzialmente dimostrato i limiti della procedura del Seminario Nazionale.
Stando alle intenzioni, il Seminario doveva rappresentare una cruciale fase di confronto tecnico fra le parti, e cioè fra stakeholder pubblici e privati delle Regioni coinvolte nella CNAPI(Carta Nazionale della Aree Potenzialmente Idonee) e Sogin.
In realtà il confronto è mancato: le risposte di Sogin sono state elusive e i Rapporti di Estrazione Territoriale, dedicati specificamente alle varie Regioni partecipanti alla Consultazione Pubblica, sono risultati sterili riassunti delle osservazioni proposte e stringate e per lo più inadeguate risposte alle puntuali critiche sostenute da decine di tecnici qualificati, ingaggiati spesso a costo di notevoli risorse economiche.
Il risultato che più colpisce è stato che nessuno dei territori ha dimostrato interesse per il Programma di Sogin: tutti unanimemente si sono opposti sia al programma Nazionale che alla CNAPI. Nessuno, contro le speranze di Sogin, ha dimostrato il minimo interesse ad accogliere il Deposito Nazionale e l’annesso Parco Tecnologico(PN PT) ed ha finora proposto la propria autocandidatura.
Se questo era prevedibile e se comunque era anche possibile che qualche territorio, allettato dalle promesse economiche di Sogin, si dichiarasse propenso ad accogliere il DN PT, la realtà ha dimostrato inequivocabilmente che tutti i territori coinvolti nella CNAPI hanno detto no. Ma si tratta di un no al quale bisogna dare il giusto significato; non si tratta di un no tanto per dire, si tratta di un no basato su documenti e considerazioni nella maggior parte dei casi sostenuti da legali, ingegneri, tecnici qualificati, professori universitari che hanno prodotto valutazioni spesso di alto contenuto tecnico.
Ci si deve quindi chiedere per quale motivo l’opposizione sia stata così unanime e determinata e in che cosa abbia sbagliato Sogin.
Sogin ha dimostrato di non accogliere le critiche e pertanto tutti restano nella propria posizione iniziale. Posizione cha sarà ribadita, ed in alcuni casi implementata dalla discussione di ulteriori tematiche o dalla valutazione tecnica e politica di ulteriori accadimenti e documenti pubblicati nel frattempo.
Risulta di particolare interesse al riguardo valutare il significato di alcune novità:
• La pubblicazione delle Guide Tecniche 30 e 32 da parte di ISIN, l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare
• Il parere della Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività̀ illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati del 21 dicembre 2021
Il progetto di Sogin prevede di realizzare un deposito di rifiuti radioattivi, unico, al quale conferire tutti i 95.000 mc di rifiuti radioattivi italiani, inclusi 17.000 mc di scorie ad alta attività.
Per realizzare il Programma Nazionale per lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti radioattivi Sogin doveva far riferimento alle Guide Tecniche specifiche nazionali ed internazionali. In particolare le Guide adottate sono state la Guida Tecnica 29 dell’ISPRA, oggi ISIN, e la SSG 29 della IAEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
Qui è nato il primo problema: le due guide sono riferite alla scelta di siti idonei alla realizzazione di depositi di superficie adatti allo smaltimento di scorie radioattive a bassa, molto bassa e media attività(quelle ad emivita breve), mentre il progetto di Sogin prevede di stoccare all’interno di questa tipologia di deposito anche le scorie ad alta attività.
Questo ha rappresentato e rappresenta un punto di critica feroce da parte degli enti Pubblici e delle organizzazioni private e financo dei privati cittadini che hanno partecipato al Seminario.
Sulla base di questa macroscopica incongruenza, ISIN, a trenta giorni dalla pubblicazione della Carta Nazionale della Aree potenzialmente Idonee avvenuta il 5 gennaio 2021, ha pubblicato la Guida Tecnica 30, che sanciva incredibilmente la possibilità di accogliere nel Deposito Nazionale tutto il materiale ad alta attività reperibile sul territorio nazionale.
Per meglio giustificare questa poco comprensibile iniziativa di ISIN è stata coniata una definizione tipicamente italiana, una definizione che dice tutto sulla ambiguità del provvedimento: stoccaggio temporaneo di lunga durata, con questo volendo giustificare la presenza di materiale radioattivo nel DN PT, che non avrebbe potuto accoglierlo per ovvi motivi di sicurezza. Infatti, bastava dire che si trattava di un evento temporaneo, pur se di lunga durata, per aggirare il vero problema, che è quello della sicurezza. Ebbene la temporaneità è rappresentata da un periodo di 100 anni, che effettivamente può considerarsi di lunga durata. Ma la sola definizione di temporaneità non basta a mettere tranquilli i territori che accoglieranno il DN PT e tutti i 17000 mc di scorie ad alta attività. Significa che almeno tre generazioni di italiani subiranno il rischio di vicinanza di tutti i rifiuti radioattivi ad alta attività in un Deposito unico e insicuro, perché realizzato per scorie a bassa attività.
Infatti, tutto il mondo scientifico e tecnico è concorde sulla modalità di gestione dei rifiuti ad alta attività: si tratta del deposito geologico di profondità, un’opera tecnicamente difficilissima e costosissima. Oggi nel mondo non esiste alcun deposito geologico in funzione. Per di più la stessa Sogin ha affermato che, dati i costi, non ha intenzione di realizzarne uno in Italia, ma vuole attendere la realizzazione di un improbabile deposito europeo. Questo non è ancora in programma e difficilmente si troverà una nazione disposta ad accoglierlo. Se l’Italia volesse perseguire questa strada dovrebbe anche accettare di partenza l’ipotesi di poter essere scelta essa stessa per il sito, e a quel punto non potrebbe più tirarsi indietro.
Queste considerazioni sono state più volte enunciate nel corso del Seminario fin qui svolto, ma nulla ha scosso l’imperturbabile sicurezza di Sogin, che continua a professare la assoluta sicurezza del DN PT e il concetto della non rilevanza radiologica. Peccato che nessuno le crede né apprezza le soluzioni proposte, tanto che occorre approntare specifiche Guide Tecniche, che riguardano proprio la tutela della sicurezza degli impianti.
E’ proprio in questa ottica che ISIN doveva assolvere il suo compito istituzionale e, per porre una toppa alla falla del progetto Sogin, ha prodotto, in notevole ritardo, la Guida Tecnica 30 “Criteri di Sicurezza e Radioprotezione per Depositi di stoccaggio temporaneo di rifiuti radioattivi e di combustibile irraggiato”. Ma i giochi erano già fatti e la CNAPI era già pronta, pur se secretata dal 2014. Occorreva affrettarsi a giustificare il maldestro progetto e così è stato. Ma anche ISIN doveva cercare di sottrarsi alle critiche che inevitabilmente, come è avvenuto, si sarebbero abbattute sul suo operato tardivo in appoggio a Sogin. Per questo ISIN nella Guida n.30 ha anche previsto altre possibilità, ed in particolare quella di poter stoccare temporaneamente i rifiuti ad alta attività presso le centrali dismesse. Opzione questa più volte negata da Sogin, caparbiamente votata a difendere la sua scelta tecnica, ma reiteratamente richiesta sia durante il Seminario che dalla Commissione Tecnica VIA VAS a partire dal 2017. Pertanto ISIN ha voluto -dovuto assistere Sogin , ma non ha mancato di proteggere se stessa, con la indicazione di altre possibilità per lo stoccaggio di scorie altamente attive.
Sempre nell’ottica di fare bene, nell’ottobre del 2021, e cioè dopo 10 mesi dalla pubblicazione della CNAPI e dopo la fine della prima fase della Consultazione Pubblica, ISIN si è ripetuta nel suo strano modus operandi, con la proposta della Guida Tecnica 32, sulla sicurezza dei depositi di superficie” Criteri di Sicurezza e di Radioprotezione per Impianti Ingegneristici di Smaltimento in superficie di Rifiuti Radioattivi”, perpetuando uno strano modo di procedere: i criteri di sicurezza non precedono i programmi ma li assecondano successivamente, quando il programma è già stato varato.
Questi comportamenti meritano obbiettivamente spiegazioni e non possono non ingenerare il sospetto che il PN e la produzione della CNAPI possano presentare manchevolezze. Per questo si è messa in moto anche la politica, come testimoniato dalla mozione approvata dal Parlamento nell’aprile 2021( Mozione 1/00414), e successivamente dalla citata Relazione della Commissione “Ecomafie”, approvata nel dicembre 2021 a Seminario concluso (I tornata), che hanno espresso dubbi e osservazioni circa l’operato di Sogin sulla CNAPI e sulla gestione del Seminario stesso. Le osservazioni incluse nella relazione ricalcano nella maggior parte dei casi quelle proposte dagli stakeholder al Seminario. Ma la critica della Commissione è andata oltre e ha posto in dubbio la indipendenza di ISIN, rimarcando un aspetto molto serio della questione e cioè la posizione della UE al riguardo. In particolare la Commissione cita la procedura di infrazione comminata in relazione al sospetto di non chiara indipendenza di ISIN. Fatto questo che deve far riflettere: la UE ha già sottoposto a infrazione l’Italia per i ritardi riguardo al problema della smaltimento dei rifiuti radioattivi, ma non esita a rischiare di prolungare il ritardo mettendo in dubbio il ruolo dell’ISIN, con tutte le conseguenze del caso.
La situazione nel suo complesso va complicandosi e le critiche e lo scetticismo riguardo all’operato di Sogin e al ruolo dell’ISIN rischiano di compromettere il Progetto di smaltimento dei rifiuti radioattivi, almeno come finora proposto.
Ma il quadro tende ulteriormente a complicarsi anche sulla base dei recentissimi avvenimenti che vedono Sogin al centro di una inchiesta da parte della Guardia di Finanza e alle notizia recentemente circolata riguardo ad un attacco Hacker, che avrebbe portato al furto di importanti files dell’Ente, con rischio di compromissione di segreti di settore e probabili riflessi sulla sicurezza nazionale, posto che la rilevanza di dati connessi al progetto nazionale e alla CNAPI sono stati a lungo secretati proprio in virtù di queste esigenze. Ne deriva nel complesso un quadro poco rassicurante, che necessita di chiarimenti e che per ora dovrebbe indurre ad una fase di congelamento della applicazione del Programma Nazionale, con particolare riferimento alla interruzione della Procedura della CNAI.
Risulta sempre più necessario un intervento deciso del Governo per consentire di porre in atto tutti i provvedimenti atti a definire ruoli e responsabilità della vicenda per come si sta svolgendo e per le evidenze preoccupanti che stanno emergendo.
Tutto questo dovendosi anche tener conto del dato più rilevante, rappresentato dalla unanime opposizione di tutte le Regioni interessate e nella considerazione che il consenso sul programma e sulla scelta del sito deve essere condiviso anche da chi la subisce, come reiteratamente è stato riportato.
Le responsabilità di Sogin cominciano a delinearsi come obbiettive: la realizzazione della CNAPI è contestata da tutti in particolare per le carenze metodologiche e per i dubbi sulla congruenza con le normative, come sopra esposto.
A questo non ha giovato lo svolgimento del Seminario Nazionale, dove Sogin è stato l’unico attore, ha dettato le regole, ha impedito di fatto un dibattito sui temi principali, ha deciso autonomamente e senza contraddittorio sulle questioni poste sul tavolo, dimostrando di essere arbitro unico della situazione in assenza di un ente terzo di riferimento e controllo, come sarebbe stato necessario. E di questo è altresì responsabile ISIN, che con il suo comportamento ambiguo non ha fornito concretamente il supporto necessario allo svolgimento realmente democratico del Seminario.
Il ruolo della Politica
A complicare ulteriormente la situazione contribuisce la situazione politica del momento, che vede
Governo e Camere impegnate nella elezione del Presidente della Repubblica, elemento di rilevante importanza anche per possibili riflessi sul problema delle scorie radioattive. Infatti, nella malaugurata ipotesi di uno scioglimento delle Camere il problema potrebbe acuirsi e ristagnare a lungo prima dell’insediamento di eventuali nuovi ministri. Ma anche se le camere non dovessero sciogliersi, il Presidente del Consiglio dovrebbe affrontare il problema partendo dalla situazione sopradescritta, già segnalata dagli stakeholder della Provincia di Viterbo in un appello pubblico al Presidente Draghi. Inoltre, con il passare dei giorni il problema del DN PT si incrocia con quello della richiesta di ritorno all’elettronucleare da parte di politici e con il sommesso appoggio del Ministro del MITE. Dopo i due referendum antinucleari, l’ultimo del 2011, in Italia oggi viene riesumato il fantasma del nucleare e si rispolvera nella sua interezza la ormai famigerata legge 31 del 2010, che nella sua completa formulazione prevedeva la realizzazione di nuove centrali nucleari, la costruzione e gestione del DN PT e i compensi economici. Il referendum del 2011 l’aveva di fatto bloccata, ma non del tutto abrogata; era rimasta vigente almeno per la parte riguardante il DN PT e i compensi economici. Questo ha consentito l’avvio del Programma Nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi ed ha prodotto i risultati dei quali oggi discutiamo.
Ma lo spettro del nucleare ha sempre aleggiato dalle nostre parti ed ora il caro bollette, il problema dell’approvvigionamento del gas e la necessità di contenere i gas serra hanno attirato con maggiore convinzione gli interessi di alcune parti politiche.
In Europa il problema è ben presente e si concretizza con la richiesta sulla tassonomia del nucleare, posta con forza dalla Francia e da qualche paese dell’Est Europa. Al di là della improponibilità della richiesta - è difficile concepire il nucleare come economia verde- va anche considerato che la Germania, che chiuderà tutte le centrali nucleari al termine di questo anno, congiuntamente alla Spagna, è contraria alla tassonomia del nucleare come energia green. Si tratta di un tema fortemente divisivo: dei 27 Paesi della UE , 14 non utilizzano il nucleare. Il tema è divisivo, apparentemente, anche in Italia. Non a caso la riesumazione nella sua veste completa della legge 31 del 2010, riproponendo la possibilità di un ritorno alla produzione di energia elettrica da nucleare contestualmente alla realizzazione del DN dei rifiuti radioattivi, compresi quelli derivanti dalle vecchie centrali, prospetta un bel panorama: si chiude il ciclo dei rifiuti nucleari, dalla produzione allo smaltimento “ sicuro”.
Magari a Montalto ci si ricorda che Pian dei Gangani era idoneo alla costruzione della centrale nucleare e che se il DN PT fosse nelle vicinanze, chissà proprio in quell’area VT8 al margine dei Corridoi, si chiuderebbe perfettamente la filiera dalla produzione allo stoccaggio dei rifiuti dell’impianto.
Quale è la posizione della politica italiana riguardo al nucleare? Il Presidente del Consiglio ancora non si è espresso a fronte delle pressioni più o meno esplicite della politica e del suo Ministro del MITE. La sinistra, che appariva sottobanco la più tiepida,( la Regione Lazio sembra non aver partecipato neanche alla seconda tornata delle osservazioni) potrebbe risultare, nolente, il paladino dell’anti-neo-nuclearismo italiano; una opportunità politica sul territorio da non scartare. Il Governo, oggi Draghi, potrebbe cambiare timoniere, e questo si troverebbe, appena nominato, a gestire un problema che da oggi in avanti sarà sempre più al centro della scena politica. Se poi la elezione del nuovo Presidente della Repubblica porterà ad elezioni anticipate per complicate ragioni di strategia, il tema del nucleare in Italia potrebbe risentire degli effetti di una nuova e feroce campagna politica, nella quale il nucleare avrà un suo ruolo e non potrà che dividere gli aspiranti al potere. Si vedrà allora chi porterà la bandiera antinucleare.
Attualmente, stante anche la posizione di incertezza in cui sta precipitando Sogin, sul tema del nucleare in generale e del DN PT in particolare, l’unica strada di buon senso è rappresentata dal congelamento della procedura con specifico riguardo alla interruzione dell’iter che sta per portare alla emissione della CNAI, al fine di favorire un riposizionamento degli attori della vicenda ed una chiara evidenza delle responsabilità di conduzione , a partire dal nuovo Ministero della Transizione Ecologica.
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