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ČERNOBYL SI RIACCENDE: CON L’ATOMO NON SI SCHERZA

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Le recenti notizie riguardanti la”riaccensione”del nucleo della Centrale di Černobyl dopo 35 anni dal disastro accentuano, o dovrebbero accentuare, l’attenzione sul problema della realizzazione del Deposito dei Rifiuti Radioattivi in Italia, quale unica sede deputata ad ospitare tutte le scorie radioattive del territorio nazionale.

Si tratta di dover accogliere in un unico sito 95.000mc di rifiuti radioattivi derivanti dalla dismissione delle 4 centrali nucleari italiane e da tutte le attività sanitarie,di ricerca e  industriali che utilizzano materiale radioattivo. In particolare78.000 mc di scorie  sono a bassa o molto bassa attività, mentre ben 17.000 mc sono rappresentati da rifiuti radioattivi ad alta attività.

Ci troviamo attualmente nel momento più cruciale  perché entro pochi mesi si dovrà scegliere definitivamente il sito dove il Deposito Nazionale sarà realizzato. Fino ad oggi sono state individuate 67 aree potenzialmente idonee, di cui 22 nella Provincia di Viterbo e ben 4, fra l’altro quelle a miglior score di idoneità, nel Comune di Montalto di Castro.

Nella documentazione della Sogin, società deputata alla dismissione delle centrali nucleari e alla realizzazione e gestione del deposito, non compare alcun accenno ai rischi derivanti dalla gestione del deposito e dalla persistenza per un lunghissimo periodo delle scorie.

In particolare le scorie a bassa e molto bassa attività, che saranno stoccate definitivamente  nel Deposito,  hanno un tempo di decadenza stimabile in trecento anni, mentre quelle a media  alta attività necessitano di decine di migliaia di anni.

Anche se  è previsto che le scorie ad alta attività dovranno in futuro essere collocate in altra sede, in depositi geologici di profondità, a carattere definitivo,  le prudenziali stime attuali indicano che i rifiuti ad alta attività persisteranno nel Deposito Nazionale per un tempo vicino ai 100 anni.

Quanto sta succedendo a Cernobyl dimostra ancora una volta che con l’atomo non si scherza: imbrigliare l’energia atomica resta tuttora un miraggio a causa dei limiti delle conoscenze scientifiche e delle tecnologie attuali. Tutte le rassicurazioni che negli anni precedenti erano sbandierate dall’Enel e dai suoi fiancheggiatori sulla sicurezza delle centrali sono state  definitivamente  affossate dagli incidenti di Černobyl e di Fukushima per citare soltanto i più disastrosi e noti. Nessuno ancora parla dei problemi legati ai depositi già esistenti e ancora una volta si vuole far passare l’idea che il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi sarà sicuro e che tutto sarà sotto controllo. Sarà per questo che i problemi dei  rischi da contaminazione , sia essa dipendente da eventi acuti, determinati da disastri ambientali imprevisti o imprevedibili, o cronici, dovuti all’ammaloramento dei contenitori dei rifiuti e delle strutture di barriera, non vengono presi in considerazione nella documentazione della Sogin relativa alle modalità di scelta della aree  potenzialmente  idonee e di realizzazione e gestione del deposito in tempi lunghissimi, di appena trecento anni nei casi più favorevoli.

Sarà per questo che Sogin, nei criteri di scelta adottati per le aree idonee, non ha tenuto conto dello stato di salute delle popolazioni residenti in dette aree.

Ma contrasta con questa rassicurante disposizione della Sogin la necessità, prevista da normative nazionali ed europee, di “compensare” i territori e le popolazioni delle aree in cui sarà realizzato e gestito il Deposito Nazionale. SE si dovrà procedere a compensi significa che ci saranno danni reali e rischi possibili.

I danni sono facilmente intuibili e riguardano in primis le economie locali.  Molte delle aree potenzialmente idonee ricadono in territori a vocazione agricola e  turistica: ci vuole poco a comprendere che questi settori saranno irrimediabilmente danneggiati e privati di un futuro di progressione. Quale imprenditoria di settore sarà indotta a investire in una zona marchiata a fuoco dall’etichetta del nucleare?

I rischi, in primis quelli per la salute, sono ben noti tra gli esperti, ma abilmente e proterviamente taciuti.  Il problema non esiste, il Deposito sarà sicuro al punto tale che non è necessario neanche tener conto dello stato epidemiologico relativo alle patologie tumorali, quelle più strettamente connesse ai rischi correlati di una realizzazione del genere.

Eppure le indicazioni di leggi e prescrizioni al riguardo, derivate anche da direttive europee, sono moltissime e precise: la salvaguardia della salute umana è al primo posto. Anche il solo rischio che possa verificarsi dispersione ambientale in un periodo di tale lunghezza e a fronte di un accumulo di scorie radioattive di tale entità deve indurre alla massima prudenza nella scelta della aree.

I dati epidemiologici nazionali sono disponibili in maniera chiarissima ed esaustiva grazie alle organizzazioni sanitarie e scientifiche che ne curano la raccolta, la interpretazione e la diffusione.  

Pertanto così come la Sogin si è peritata di dare ampia pubblicità ai criteri seguiti per la realizzazione della ormai famosa Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), facendo riferimento ai data base esistenti sulla sismicità, fagliazione, vulcanismo, assetto idrogeologico, per escludere dalla scelta oltre il 95 % del territorio nazionale, avrebbe fatto bene ad includere anche i dati epidemiologici sui tumori per eliminare alla fonte le aree con alti tassi di incidenza di neoplasie, specie se correlate già a radioattività naturale. Per esempio la Provincia di Viterbo presenta i maggiori tassi di inquinamento da gas radon radioattivo in Italia e la maggiore incidenza di leucemie e linfomi, patologie connesse alla radioattività.

Černobyl con il suo risveglio è un monito per l’intera umanità: maneggiare l’energia atomica è una sfida alla quale non siamo ancora pronti. Se è difficile farne uso a qualsiasi titolo, ancora più difficile è disfarsene quando non serve più. Anzi questa fase è ancora più difficile e pericolosa dal momento che prevede tappe e tempi che sovrastano di generazioni e generazioni gli uomini che hanno iniziato l’opera di smaltimento.

La scelta del sito in cui verrà realizzato il Deposito Nazionale è il problema del momento, ancorchè  se ne sappia poco e venga poco pubblicizzato. Sui vertici tecnici investiti del problema, sulla politica e sulle popolazioni possibilmente coinvolte grava l’enorme responsabilità di indirizzare le scelte nella direzione più giusta, tenendo conto del fatto che le future generazioni erediteranno questo problema per centinaia di anni e dovranno convivere con quella realtà.

Scegliere bene sarà difficile, ma il problema è ineludibile.

Černobyl ci dimostra che con questo mostro la parola fine non è mai detta, almeno nell’arco temporale della vita umana che ci compete,  che il pericolo connesso a questa indomabile fonte di energia è persistente e imprevedibile e che l’umanità attuale ancora non è tecnicamente in grado di fronteggiarne  i rischi  e i danni.

firma di giorgio