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Scorie nucleari nella Tuscia, Eichberg: ''Rischioso per la presenza di cunicoli''

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VITERBO - Scorie nucleari, nella Tuscia rischi ambientali per la presenza di cunicoli. Monito della soprintendente Margherita Eichberg che in una nota firmata insieme all’archeologo Daniele Maras, sottolinea come nella scelta del sito per ospitare il deposito nazionale si debba tenere in considerazione il fatto che la Tuscia sia disseminata da antiche gallerie. ''Non di rado – sta scritto - capita che l’individuazione di nuovi siti nel sottosuolo abbia anche un significato per l’ambiente. È il caso delle reti di cunicoli, cisterne e conserve d’acqua che caratterizzano il paesaggio tufaceo della Tuscia dall’epoca etrusca fino al Medioevo e oltre. In questi casi, oltre all’innegabile interesse culturale, la presenza di condotte sotterranee ha un inevitabile impatto nella valutazione dei rischi naturali: quello della stabilità dei versanti tufacei nei quali sono scavati, ed il rischio idro-geologico e ambientale inerente al possibile impianto di discariche, sistemi di smaltimento industriale e depositi di materiali inquinanti. È di poche settimane fa la notizia che diversi siti del Viterbese sono stati segnalati come potenzialmente idonei a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi nella Carta Nazionale pubblicata da Sogin il 5 gennaio scorso. Va da sé che la recente individuazione di reti di cunicoli ancora in larga parte funzionanti (come ad esempio a Corchiano) aggiunga un dato di notevole rilievo, culturale, paesaggistico, ma anche ambientale, fondamentale per le valutazioni che si dovranno svolgere sui siti in esame''.

L’intervento della Soprintendenza è contenuto in una nota intolata: ''Riflessioni sui diversi aspetti della tutela in una prospettiva di sviluppo sostenibile''.

''Mai come in questi ultimi anni è stato al centro dell’attenzione il rapporto tra paesaggio e ambiente. Si potrebbe pensare a due concetti sovrapponibili, ma non è così. Ambiente e paesaggio sono affidati, da oltre quarant’anni, a due diversi Ministeri, e non è un caso. La salvaguardia dell’ambiente e l'utilizzazione razionale delle risorse naturali hanno lo scopo di tutelare e migliorare la qualità della vita dal punto di vista fisiologico. Paesaggio è invece “il territorio espressivo di identità il cui carattere deriva da fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni”. È l’immagine della storia, e la sua tutela ha lo scopo di conservare le testimonianze della nostra civiltà, far permanere la nostra memoria collettiva e promuovere la nostra cultura.

La messa a sistema di queste azioni – di salvaguardia dell’ambiente e di tutela del paesaggio – è pertanto il mezzo con cui va gestito e promosso il territorio, in una prospettiva di sviluppo sostenibile che sia anche compatibile con il paesaggio e conforme alla legge.

Le Soprintendenze affrontano quotidianamente questioni ambientali dal punto di vista dei beni culturali e del paesaggio. Ciò avviene nel caso di impianti di produzione di energie rinnovabili (come “torri” eoliche e “parchi” fotovoltaici), funzionali alla transizione ecologica ma che rischiano di compromettere aree a vocazione agricola o deturpare panorami di pregio. Allo stesso modo hanno rilevanza ambientale e paesaggistica anche i progetti industriali, edilizi e di infrastrutture di maggiore respiro, in cui l’integrazione con il contesto va pianificata e monitorata, così come la tutela dei corsi d’acqua, che ha un peso nella prevenzione dei dissesti idrogeologici, e la salvaguardia delle colture tradizionali, che riduce il rischio di alterazione ed inquinamento del terreno.

In aggiunta, il paesaggio è un organismo in divenire, e anche la sua storia va tutelata: per questo le aree di interesse archeologico hanno per legge una rilevanza paesaggistica. In questo caso, c’è un elemento in più da considerare: la scoperta. I siti archeologici sono infatti gli unici tipi di paesaggio che aumentano il loro valore culturale in ragione di nuovi ritrovamenti. A tal fine, per mantenere il controllo costante e capillare del territorio, ed evitare la perdita o la manomissione di beni culturali non ancora visibili, oltre al proprio personale la Soprintendenza si avvale della collaborazione di istituti di ricerca ed enti locali, ma anche di associazioni culturali, gruppi di volontari e semplici cittadini, che segnalano sia eventuali situazioni di degrado e di rischio per il patrimonio culturale, sia occasionali nuove scoperte.

A tal proposito, la stampa 'dimentica' spesso che la Soprintendenza è - o dev’essere - messa al corrente di tutte le attività in corso: secondo la legge, infatti, le scoperte archeologiche fortuite devono essere comunicate alla Soprintendenza competente entro 24 ore per garantirne la tutela''.

Fonte: Viterbo News 24