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Deposito Nazionale Rifiuti Radioattivi. Quale strategia di contrasto?

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La pubblicazione da parte di Sogin della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) per la costruzione del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi, che ha individuato nella Provincia di Viterbo 22 siti compatibili con la realizzazione del sito di stoccaggio e dell’annesso Parco Tecnologico, ha suscitato sia in campo politico, comunale, provinciale, regionale e governativo centrale, sia in campo sindacale una serie di prese di posizione.

Da una valutazione globale delle dichiarazioni finora espresse si evidenzia una tendenza generalizzata a rifiutare l’insediamento nella Provincia di Viterbo, a prescindere dal colore politico. Tuttavia, anche nel campo di coloro che si sono espressi negativamente, le sfumature sono presenti e in alcuni casi, non rari, le dichiarazioni, pur nella contrarietà di facciata, sottendono atteggiamenti prudenti e velate aperture al dialogo “costruttivo”.

Lo stesso vale per la stampa che si interessa al tema, dove il discorso resta, almeno in questa fase, piuttosto interlocutorio, lasciando più spazio alla cronaca fedele delle dichiarazioni degli addetti ai lavori della politica o del sindacato piuttosto che a chiare prese di posizione.

Una netta e autorevole scelta di campo è stata assunta dall’Ordine dei Medici della Provincia di Viterbo che ha messo il dito nella piaga, puntando dritto al cuore del problema che è quello della salute.  Il documento dell’Ordine è finora l’unica dimostrazione di chiarezza sul problema e a mio parere la più convincente argomentazione utile a cassare in maniera definitiva l’argomento. Le conclusioni del documento sono apodittiche: “... in ossequio a quanto previsto dall’articolo 32della nostra Costituzione, dal Principio di precauzione e dai dettami della medicina in materia di prevenzione, che indicano nella riduzione  alle esposizioni nocive e nella tutela dell’ambiente le fondamentali condizioni per garantire la salute delle popolazioni, l’Ordine dei medici di Viterbo

esprime ferma contrarietà all’individuazione nel territorio provinciale di siti per lo stoccaggio di depositi di scorie radioattive a bassa, media ed alta intensità."

La logica su cui si fonda il documento dell’Ordine è inoppugnabile: lo stato di salute delle popolazioni della Provincia di Viterbo, profondamente segnato da patologie correlate all’ecosistema esistente, caratterizzate principalmente da una incidenza di tumori maligni elevata rispetto alla media nazionale, non consente l’aggravante di rischio connessa alla presenza sul territorio di quantità gigantesche di scorie radioattive destinate a perdurarvi per migliaia di anni.

Sul versante politico finora, al di là delle prese di posizione più o meno nette e di appelli ad azioni comuni, non si evince ancora una concreta organizzazione che consenta una pianificazione della azioni di verifica del problema e di contrasto sul piano tecnico, oltre che meramente politico, alla realizzazione del Deposito nell’ambito della Provincia di Viterbo.

Sicuramente lodevoli sono le inziative del Sindaco di Bagnoregio, che ha indetto una petizione che sembra aver avuto un successo di adesioni, o la proposta del Sindaco di Tuscania, volta alla organizzazione di un referendum. Tuttavia occorre, e in tempi brevi, un coordinamento che parta dai Sindaci dei Comuni della Provincia e che coinvolga le altre strutture politiche, sindacali e della società civile al fine di stabilire tavoli di lavoro e di confronto.  Si tratta di confutare tecnicamente, dove possibile,  gli elaborati  della Sogin, affidandosi a tecnici qualificati e indipendenti. Occorrerà avere a disposizione pareri tecnici di alto rilievo: lo stesso documento fornito dall’Ordine dei Medici, potrà anche essere ulteriormente implementato con analisi dettagliate della incidenza dei tumori traibile dai Registri Tumori Nazionali e dal Registro Tumori della Provincia di Viterbo. Saranno utili analisi della qualità/quantità  delle colture e degli allevamenti biologici messi a rischio o cassati dalla realizzazione del sito di stoccaggio. Sarà di fondamentale importanza verificare grazie a esperti del settore il danno a  carico del comparto turistico, altro elemento trainante della economia provinciale.    Sarà opportuno verificare se le procedure di identificazione dei siti  abbiano avuto il consenso  delle istituzioni preposte o coinvolte, quali ad esempio il MIBAC, posto che nella  documentazione pubblicata da Sogin per molte voci relative alla disamina dei requisiti per la scelta dei siti si rimanda ad approfondimenti successivi o a pareri che verranno forniti in futuro.

La prima tappa da affrontare è rappresentata dalla presentazione  delle osservazioni , il cui tempo di scadenza è stato recentemente prolungato. Ma il tempo scorre velocemente e la realizzazione  di documentazione dettagliata e di valore tecnico-scientifico necessita di tempo e figure adeguate per essere allestita. La palla è in mano ai sindaci,  che hanno l’onere di essere i promotori primari delle inziative più adeguate. Il resto riguarda alla politica, cui spetta il compito di superare gli ostacoli o le impasses che l’eccesso di tecnicismo spesso imprime alla gestione di problemi complessi come quello di cui trattiamo.

Alla fine della storia c’è anche un’altra soluzione, liberatoria e totale, e cioè che un comune fra i tanti giudicati papabili fuori della Provincia di Viterbo accetti spontaneamente di accogliere il sito di stoccaggio nucleare.

firma di giorgio